La domanda che mi ha cambiato la vita a lavoro: Se non fossero Errori ma Esperimenti?
- Melania Puolo
- 3 dic 2024
- Tempo di lettura: 4 min
Aggiornamento: 17 dic 2024

Era una mattina come tante altre. Il computer era acceso, e la mia lista di cose da fare era lunga quasi 2 pagine. E come spesso ormai accadeva in quel periodo, vivevo quella fastidiosa sensazione di dover continuamente dimostrare il mio valore (dimostrarlo a chi? Al mio capo, ai colleghi più senior, ai clienti, al mondo insomma) e insieme la paura di sbagliare, di fare errori, di poter fallire.
Un collega se ne accorse. Al terzo caffè quella mattina, gli stavo raccontando che dopo il liceo scientifico, prima di iscrivermi a Sociologia, ho frequentato un anno di Biotecnologie mediche e che la scienza era comunque rimasta un mio grande interesse.
Lui mi guardò e mi fece una domanda che all’inizio mi sembrò quasi una provocazione:
Ma se anche in ufficio non fossero errori ma esperimenti?
Un esperimento? Io non stavo lavorando in un laboratorio. Avevo progetti da consegnare, obiettivi da raggiungere, e un capo da soddisfare. Cosa c'entrava questo con la mia carriera? Ma più ci pensavo, più mi rendevo conto che la mia paura del fallimento stava paralizzando la mia capacità di crescere, innovare e, soprattutto, vivere il lavoro con gioia.
Quella frase fortunatamente continuò a ronzarmi in testa e divenne più di un consiglio: era un cambio di prospettiva.
Il fallimento: una prospettiva scientifica
Perché molte persone vivono il fallimento a lavoro come una tragedia? La risposta è nella nostra biologia e cultura. Il nostro cervello è cablato per evitare il dolore, inclusa la paura del giudizio e del rifiuto. Quando falliamo, si attivano le stesse aree cerebrali legate al pericolo fisico. E il fallimento può essere vissuto come un attacco alla nostra identità.
La psicologia positiva e le neuroscienze ci insegnano che il fallimento è, in realtà, un meccanismo di apprendimento fondamentale. La psicologa americana Carol Dweck, con la sua teoria del "Mindset di Crescita", spiega che chi vede gli errori come parte del processo di miglioramento è più resiliente e soddisfatto nel lungo termine.
Ecco perché, nel mondo della ricerca, ciò che chiamiamo "fallimento" è semplicemente un dato: qualcosa da analizzare, comprendere e sfruttare per il passo successivo.
Lavoro e carriera: il mito del fallimento
Nel contesto lavorativo, tuttavia, spesso ci raccontano una storia diversa. Se non riesci al primo tentativo, sei finito. Un progetto bocciato, un feedback negativo, una promozione mancata: tutto può sembrare un’etichetta che si farà fatica poi a scrollarsi di dosso.
In realtà, ogni "fallimento" è un punto di partenza per affinare le nostre capacità e capire meglio noi stessi.
Trasformare un fallimento in un esperimento: ti racconto un caso di coching
Una persona con cui tempo fa ho iniziato un percorso di coaching nell’ambito della mia formazione, aveva ricevuto un feedback critico e molto diretto, dai suoi riporti. Era una persona che aveva sempre lavorato duramente per ottenere risultati, e sentire che il suo team lo percepiva in questo modo gli fece provare una dolorosa sensazione di fallimento.
Rabbia, frustrazione e dispiacere, le emozioni che provava. Durante quella sessione arrivò a mettere in dubbio di essere fatto per fare il Manager.
In quel momento, gli proposi di pensare quel feedback non come un giudizio definitivo, ma come un dato da esplorare, per iniziare un esperimento.
Come riformulare l’esperienza come esperimento
Accettare l'emozione, poi cercare il dato:
Cosa provo in questo momento, di fronte a questo feedback?
Cosa mi dicono queste emozioni?
Cosa mi stanno davvero dicendo i miei collaboratori?
Cosa stanno provando loro e come posso usare questa informazione per migliorare?
L’ effetto fu per quella persona di uscire dalla percezione del feedback come giudizio di valore della propria identità personale (sono un fallimento) per passare a considerare l’informazione e le opportunità di azione in linea con i suoi obiettivi (posso migliorare la mia capacità di ascolto).
Definire l’esperimento
Iniziò a chiedersi “Che cosa posso fare di diverso per comprendere meglio il mio team e migliorare il nostro dialogo?”
Questa semplice riformulazione cambiò il tono della sua riflessione. Da una posizione difensiva passò a una curiosa, quasi scientifica.
La paura del giudizio lasciò spazio alla voglia di esplorare.
Dal fallimento all'esperimento: come cambiare prospettiva
Riformula il linguaggio: si tratta di passare da “Ho fallito”, a “Sto imparando.” Il modo in cui parli di te stesso influisce su come percepisci l’esperienza.
Definisci obiettivi di apprendimento: Ogni progetto non deve essere solo una vittoria o una sconfitta. Chiediti: Cosa voglio imparare da questa esperienza?
Sperimenta consapevolmente: Quando decidi di provare qualcosa di nuovo, rendilo esplicito. Dì a te stesso: Sto conducendo un esperimento per capire se questa strategia funziona per me.

Esercizio: il tuo registro degli esperimenti
Prova questo esercizio per trasformare i tuoi "fallimenti" in esperimenti. Prendi carta e penna e inizia.
1) Crea una tabella con tre colonne:
Esperimento tentato
Cosa è successo?
Cosa ho imparato?
2) Ogni volta che affronti una nuova sfida, scrivi un esperimento che vuoi condurre. Ad esempio: "Provo a delegare una parte di questo progetto per vedere come reagisce il team."
3) Annota i risultati. Non giudicare. Sii curioso, come uno scienziato che raccoglie dati.
4) Rifletti sulle lezioni apprese. Questo passaggio è cruciale per spostare il focus dal fallimento all'apprendimento.
5) Riconosci i progressi. Anche se il risultato non è quello sperato, celebra il coraggio di aver provato
6) Considera nuove opzioni – esperimento.
Conclusioni
Il processo di riformulazione di un fallimento in esperimento non è sempre facile, ma è una delle competenze più trasformative che possiamo sviluppare nella nostra carriera
Tornando a quella frase che mi ha cambiato la vita, oggi vedo il mio lavoro – e la mia carriera – attraverso una nuova lente. Ogni "fallimento" è solo una parte del viaggio, un dato prezioso che mi avvicina al risultato che desidero.
È sempre così? No, non lo è. Spesso cado nel tranello del perfezionismo, della paura del giudizio, soprattutto nei momenti di transizione quest’aspetto viene spesso fuori.
Quando me ne accordo, provo a sentire le mie emozioni e mi chiedo cosa voglio imparare in quel momento.
Qual è il tuo prossimo esperimento? 😊
Raccontamelo nei commenti o contattami direttamente se hai bisogno di approfondire.
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