Mollare o non mollare? Come fare quando sei in un vicolo cieco.
- Melania Puolo
- 14 ott 2024
- Tempo di lettura: 6 min
Aggiornamento: 17 dic 2024

La storia di Sara. Se perseverare non è la soluzione.
Sara si sveglia ogni mattina con un nodo allo stomaco. La sveglia suona alle 6:30, un suono che ormai associa più alla noia che all'inizio di una nuova giornata. Da qualche anno è dirigente in una grande compagnia assicurativa, un ruolo che un tempo la entusiasmava. Poco più di un anno fa tutto è cambiato.
A causa di limitazioni di budget e poca chiarezza nella visione di business dell’azienda, ogni sua proposta di miglioramento, idea innovativa o progetto di ottimizzazione, è stata sistematicamente messa on hold in attesa di sviluppi. Sara continua a impegnarsi con dedizione e professionalità, continua a investire energie nel suo lavoro, perché si sa, bisogna tenere duro, non mollare, perseverare perché poi prima o poi le cose cambieranno.
Forse.
E se invece mollare fosse la soluzione?
Sei nel fossato o nel vicolo cieco?
Per rispondere a questa domanda ci viene in aiuto Seth Godin con il suo breve saggio Il Vicolo Cieco il cui valore trovo sia soprattutto nel ribaltare i falsi miti che accompagnano oggi alcuni concetti ormai abusati come resilienza e perseveranza, dei quali si è perso il senso più autentico (e sui quali tornerò con un post).
Riprendendo in qualche modo il concetto di costo-opportunità, l’autore introduce la metafora del fossato “Il fossato è il lavoro lungo e impegnativo che si rende indispensabile per passare dalla condizione di principiante a quella di chi padroneggia la materia”, è quindi la condizione in cui ci si trova durante il proprio percorso, preceduta generalmente da un forte entusiasmo, durante la quale si incontrano una serie di barriere che sarà necessario superare per raggiungere la sponda opposta.
Immagina l’inizio di un nuovo ruolo: dopo l’iniziale entusiasmo della novità, della scoperta, dell’accoglienza, bisogna iniziare a confrontarsi con una serie di difficoltà (le barriere di Godin) magari legate alla necessità di confrontarsi con nuovi processi, procedure e routine diverse che oltre ad abbassare il livello di entusiasmo, potrebbero scatenare preoccupazioni e fatica.
Il primo suggerimento che ci lascia l’autore è di calarsi con intenzionalità e consapevolezza in questi fossati:
Possiamo decidere (in anticipo) di fare tutto ciò che occorre per attraversarlo e riemergere sulla sponda opposta, sapendo che incontreremo mille difficoltà, o possiamo decidere di rinunciare prima di entrarvi. Abbandonare quando si è nel fossato è assolutamente sconsigliabile
Nel fossato, il rischio è di perdere entusiasmo a fronte della fatica, ma solo impegnandosi a fondo, affrontando questa fase in modo intenzionale e costruttivo, saremo in grado di ottenere il successo che desideriamo.
L’autore introduce però un secondo concetto rilevante: il Vicolo Cieco. Sappiamo di essere in un vicolo cieco quando a fronte di duro lavoro, impegno e dedizione, non si ottengono risultati, restando bloccati in un circolo vizioso.
Sono i casi in cui il valore che riceviamo non è adeguato al nostro investimento, niente si muove, tutto è stagnante.
Nel fossato resisti, nel vicolo cieco molli (con strategia).

Se sei nel fossato, persevera e il tuo perseverare, ci dice Godin, è ciò che porterà all’eccellenza e a raggiungere l’altra sponda del fossato.
Ma non è questo il caso di Sara. Sara da più di un anno non vede risultati ai suoi sforzi, ad ogni sua proposta si alzano le barriere del “non è il momento giusto”, “non si può fare”, “non c’è budget”, “qui si fa così”. Perseverare in questo caso equivarrebbe ad un accanimento terapeutico. Sara è nel vicolo cieco e, ci ricorda Godin, dai vicoli ciechi si scappa a gambe levate, si molla, senza sensi di colpa. Perseverare quando siamo nel vicolo cieco significherebbe infatti sprecare le nostre energie.
Mollare ci permette in questo caso di uscire da situazioni che ci limitano e ci impediscono di crescere.
Ma, e questo è un punto fondamentale, si molla con strategia.

Mollare strategicamente significa:
Riconoscere quando è il momento di cambiare direzione: Non ha senso insistere su qualcosa che non funziona più.
Liberare risorse: Abbandonando un progetto, possiamo dedicare tempo ed energie a nuove iniziative più promettenti.
Ri-orientare il proprio percorso evitando di restare bloccati: questo è il cambio di prospettiva fondamentale: quando sei nel vicolo cieco, mollare non è un fallimento ma la chiave per reindirizzare le tue energie, i tuoi sforzi, la tua passione, verso un nuovo obiettivo per te significativo.
Mollare non sarà allora un perdersi in una valle di lacrime e di rimpianti senza direzione, ma darsi una nuova direzione allineata con i propri valori o bisogni.
Da questa prospettiva, mollare è il miglior gesto di cura nei tuoi confronti, dandoti il permesso di ricominciare da capo con rinnovato entusiasmo.
Uscire dal vicolo cieco. Ruba la strategia di Sara.
Con questa nuova consapevolezza, torniamo a Sara. Sara ora sa di trovarsi in un vicolo cieco; eppure, l’idea di mollare quell’azienda, un ruolo riconosciuto e nel quale ha profuso così tante energie e speranza, i progetti ai quali si è dedicata con impegno e passione in passato, la terrorizza. La paura del cambiamento, la convinzione di non poter fare altro, la preoccupazione per il futuro economico. Come se non bastasse tutto ciò, nelle sue conversazioni con i colleghi e la sua famiglia, spesso si sente dire: "Ma sei pazza a voler mollare un lavoro così sicuro?", "E se non trovassi niente di meglio?", "Devi essere realista". Tutto ciò la paralizza, impedendole di fare il primo passo verso un futuro più soddisfacente.
Sara sa che uscire dal vicolo cieco richiede consapevolezza e un lavoro di pianificazione. Quali sono allora gli step fondamentali che ha intrapreso per uscire dal vicolo cieco?
Riconosci di essere in un cul-de-sac: Il primo passo per Sara è stato ammettere a se stessa di essere in un vicolo cieco, riconoscere che non aveva margini di influenza o controllo per raggiungere i suoi obiettivi in quell’ambiente. È stato importante per Sara riflettere in questa fase sui suoi valori, su quanto stesse riuscendo o meno ad onorarli in quel contesto.
Riconosci paure e ostacoli al cambiamento: Sara si rendeva conto che a tenerla ferma in quel vicolo cieco erano la convinzione di non poter fare altro, la preoccupazione per il futuro economico, la paura del giudizio degli altri e del fallimento.
Riparti dai tuoi valori e dalle tue passioni: Sara si è presa del tempo per tornare in ascolto dei suoi valori guida, dei suoi bisogni e di cosa la appassionasse. I valori sono la bussola per comprendere in che direzione fare i primi passi verso il cambiamento.
Definisci un piano di azione sostenibile per te: che si tratti di investire in formazione per aggiornare o integrare le tue competenze, di farti supportare da un mentor o un career coach, di sperimentare con attività di job crafting restando nella tua attuale azienda (del potere dello strumento del job crafting ne ho parlato qui) oppure di iniziare a mappare il mercato e contattare il tuo network per cambiare azienda, è importante definire obiettivi concreti, specifici e misurabili e poi passare all’azione. Sara sa ora che non è necessario fare salti nel buio, il cambiamento può avvenire un passo alla volta, al tuo ritmo e nel rispetto dei tuoi bisogni.
Tocca a te! Esercizio per capire se sei nel fossato o nel vicolo cieco

Prendi carta e penna, fai un bel respiro e inizia l'esercizio che ti condivido, per chiarire innanzitutto se sei in un fossato o in un vicolo cieco.
Il Diario del "Fossato o Vicolo Cieco":
Crea due colonne su un foglio: "Fossato" e "Vicolo Cieco".
Elenca esempi specifici di sfide e frustrazioni nel tuo lavoro attuale sotto la colonna appropriata.
Rifletti sulla frequenza e sull'intensità di queste esperienze.
Poniti la domanda: "Sto affrontando sfide temporanee che posso superare (fossato), o sto vivendo una mancanza persistente di crescita e soddisfazione (vicolo cieco)?"
Se dovessi renderti conto di essere in un vicolo cieco, potrai iniziare ad agire per uscirne. Per farlo, avrai bisogno di 4 superpoteri:
Cerca supporto: Parla con un mentor, un coach o un amico fidato.
Sii paziente con te stesso: Il processo di cambiamento di carriera può richiedere tempo.
Celebra i piccoli successi: Riconosci i tuoi progressi, per quanto piccoli possano essere.
Agisci: Non limitarti a pensare al cambiamento; fai passi concreti per realizzarlo.
Concludendo: se sei in stallo, mollare non è fallire, è evolvere
Molte persone associano l'idea di cambiare lavoro a un fallimento. In realtà, quando sei nel vicolo cieco è esattamente il contrario.
Mollare un lavoro che non ti soddisfa più e quando tutto intorno a te è stagnante, è un atto di cura nei propri confronti, un modo per riprendere in mano le redini della tua vita e costruire un futuro più autentico e sostenibile per te.
Vuoi approfondire? Scrivimi nei commenti o contattami, sarò felice di rispondere alle tue domande!
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